Nella nazione di I., per essere del proprio tempo bisogna parlare la lingua di un altrui spazio.
Questo spazio altrui altro non è che una luminosa terra piovosa in cui si prende il thè alle cinque del pomeriggio, in cui i mancini posso finalmente usare con naturalezza il cambio della macchina, in cui sono nati John Lennon, Vivienne Westwood e William Blake. Tutte ottime ragioni per piegarsi a un corso di inglese e uscire dall'emarginazione forzata del monolinguismo e del monopensiero.
In questo tempo e in ogni spazio, non parlare inglese significa infatti essere un duenne in un mondo di adulti logorroici che non vedono l'ora di raccontarti cose e sapere il tuo parere, ma tu hai due anni scarsi e sai dire solo "fame" "cacca" e "pipì" senza nè una madre e nè una lingua che ti vengano in soccorso a dire: "sai, non parla ancora bene.." .
Così vorresti dire tante, tantissime cose, ma sei frustrata perchè ti manca il famigerato vocabolario di base e allora quando ti rivolgono la parola dici solo "cacca" e "pipì" e nelle cene ti butti in silenzio sul buffet.
D'altra parte hai fame e ora anche tristezza e rabbia.
Solo una maestra di nome A. enne enne, una lavagna e i compiti a casa possono salvarti da memorabili gaffes con cui conquisti famiglie di genitori tedeschi di amiche tedesche. Gaffes del tipo: "my boyfriend IS a TRUMPET".
Già, il discreto fascino degli ottoni. Comunque, sempre meglio che trombone.
Solo dizionari di Oxfort e pacchi di esercizi in classe possono salvare il tuo interlocutore e te da una faticosissima conversazione.
Avendo, infatti, dimenticato gran parte del lessico, per indicare un sostantivo parto con una lunghissima perifrasi da tipica definizione della settimana enigmistica. In altre parole, per dire "lavagna" uso: "l'oggetto appeso al muro in una classe su cui tu puoi scrivere le parole".
Sette verticale, dieci lettere: b-l-a-c-k-b-o-a-r-d.
Invece per "asciugamano" dico: "l'oggetto in un bagno con cui puoi asciugare le tue mani". Nove orizzontale, cinque lettere, inizia con la t. : t-o-w-e-l.
L'inglese così, credetemi, è davvero logorante.
In primo luogo perchè nemmeno Bartezzaghi si spreme tanto, secondo perchè il povero malcapitato con cui parli pensa di te che sei vittima di un manierismo linguistico fuori controllo e, per gentilezza nei tuoi confronti, comincia anche lui a parlare così.
Terzo perchè non si arriverà mai e poi mai alla conclusione di un qualsiasi concetto persi entrambi a riempire gli incroci del cruciverba.
Quante lettere? Non si trova. Proviamo piuttosto col 14 verticale.
A questo punto cosa si può fare per non passare tutta la sera a quel buffet ed essere scambiata ripetutamente per il maitre?
O si comincia a versare del vino bianco nei bicchieri o ci si rinchiude in una scuola di madrelingua, si torna ad avere i compagni di classe, i libri di esercizi, le ore di lezione.
Si ricontattano quei tipici pen-friends degli anni novanta (ma che fine hanno fatto? oramai avranno dei figli!), quegli amici di penna (?) immaginari a cui si scrivevano lunghe e accorate lettere piene di inutili particolari sulle proprie giornate, sui corsi di inglese, sulla maestra A. enne enne e sulle settimane enigmistiche.
5 commenti:
Ah...quanto ti capisco, su quanti buffet mi sono dovuta fiondare :) Bellissimo post :D
Finalmente un post "Bread and tomato"! Il vero Stream of Consciousness! :)
per non parlare dei fashion magazines che ti insegnano solo l'inglese very friendly, slim fit come l'ultimo tubino, tuxedo come l'ultima giacca, open toe come le ultime shoes à la page...e ci mancava il francese.
e non dimentichiamoci il detto : "my shoe is your shoe".
fanatics only.
Grazie cari! ricordiamo anche buffet di olandesi in cui le nostre migliori amiche furono le tartine...
Due cuori e un paio di shoes.
Donna ce la faremo!!!
La mia tea-cher si chiama Tina, pensa che le prime volte lo pronunciavo Taina.....pessima..
I hope see you soon
Kisses
SaB
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