Qui a V., nel tempo speso a camminnare a perdersi e a tornare indietro, si incontra un po' di tutto, dagli uomini a righe con paglietta in testa ai giovani emo crescono, dalle strane creature con maschera e mantello nero ai piccioni agli ex sindaci con barba nera, dal turista modello basic al popolo delle Biennali con le tipica mise da addetto ai lavori. M chi l'addetto?
Tutti camminano insieme lungo lo stesso vicoletto che qui, però, non si chiama vicoletto, ma viene indicato secondo la personalissima lingua degli autoctoni che consente a parole come "sotoportego" e "cà" di riempire tranquillamente la segnaletica stradale da gioco dell'Oca voluta, e lasciata intatta da quel dì, direttamente dal Mercante di V.
L'uso delle doppie è bandito, pena la messa in un sacco e il lancio in laguna.
In queste stradine che però attenzione non si chiamano stradine, camminano fianco a fianco paesi lontanissimi ed epoche lontanissime con vertiginosi spiazzamenti spazio-temporali cui può seguire improvvisa caduta in laguna senza sacco.
In una sospensione generale si cammina così in un calderone (umidone) con la consapevolezza di poter incontrare Andrea Palladio o Orson Welles, il mio vicino di casa della citta di B. o George Clooney e reagire con la stessa nochalance che si ha nei guazzabugli improbabili dei sogni.
Colonna sonora: che anno è? Che giorno è? Questo è il tempo di vivere con te (il te è riferito a Cacciari ovviamente).
A V. tutto è possibile e così può capitare di imbattersi in un signore alto e coi capelli bianchi e strani occhiali, domandarsi se sia Palladio o il tuo vicino di casa, capire che non è Orson Welles, realizzare che non è proprio un belloccio alla Clooney, meditare allora su una vaga somiglianza tra questo signore e Wim Wenders... Inchiodare i piedi a terra e dire: "Cazzo, quello è Wim Wenders!". Chiudere la bocca rimasta spalancata.
A questo punto è veramente dura: in pochi secondi bisogna essere pronti e decidere se prendere l'arte o metterla da parte.
Mentre ti scorrono davanti tutte le scene dei suoi film, sale il panico. Quasi quasi chiedi l'aiuto da casa ma non hai tempo. Ti giri e inizi a pedinare Wenders tra turisti e sentimenti di soggezione e di attrazione. E una domanda: ma che gli dico?
Bisogna trovare una frase a effetto, la più brillante delle frasi possibili che abbia mai detto e che mai dirò.. fermare Wenders..sai quanta gente lo tampina e tutti gli dicono la stessa cosa..ma mica gli posso dire la cosa che gli dicono tutti...sì lo so che dicono tutti così...oddio mi devo impegnare...ma che gli dico?.."sono un'ammiratrice" è orribile.."ho visto tutti i suoi" film...ma poi sempre sti film...lui cammina e io lo impezzo coi film...è una condanna poveraccio..sai quanti fan..ma lei è Wim Wenders?...
Ah...insomma caro Wim, anche tu qui..no no..in inglese poi mi è più difficile fare le battute..mi prenderà per una deficiente...oh Wim se tu sapessi...no no sono pessima...
Faccio finta che non so chi sia e gli chiedo una sigaretta?..scusi Wenders, che ore sono?...no, ma che dico: Wim Wenders non può avere l'orologio.
Mentre inseguo Wenders con pensieri velocissimi su modalità per il miglior abbordaggio della storia dell'umanità e fantasie in cui già siamo insieme su una gondola a cantare e io faccio la seconda voce lui suona la fisarmonica, mi sveglio dalla trance, guardo la strada che qui non si chiama strada e mi accorgo di non vedere più Wenders.
L'ho perso tra la folla di uomini e donne di epoche e latitudini diverse. Non c'è più. Passa la maschera col mantello, passa il piccione, passa Goldoni, passa il mio vicino di casa, ma di Wenders nessuna traccia.
Sconforto.
Resto sola a guardare il cielo sopra V. e so che certamente tra poco verrà a piovere.
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